Roberto De Angelis*
Forte è l’attenzione riposta verso la scuola nelle Marche.
Per diversi motivi, primo fra tutti il sisma che ha colpito la nostra terra, a seguito del quale si sta cercando di mantenere i presidi, di rafforzare la scuola come luogo di relazione e di rinascita delle comunità drammaticamente provate.
Su questo punto si è lavorato molto in sinergia tra Regione, Anci, Miur, parlamentari marchigiani, parti sociali e si ringrazia la ministra Valeria Fedeli per la costante disponibilità all’ascolto dei fabbisogni.
Si riparte dalla scuola per il lavoro, per preparare competenze e profili professionali rispondenti al mondo del mercato.
Molteplici sono i fronti su cui in questi giorni si è lavorato e si continua a lavorare: sul decreto vaccini, sull’edilizia scolastica, sul potenziamento dell’organico.
Attraverso un accordo tra Regione Marche ed ASUR Marche, con il supporto dell’Ufficio Scolastico Regionale e Anci Marche, si è cercato di semplificare il più possibile le procedure di informazione per le famiglie e per il mondo della scuola, sollevando il genitore dalla preoccupazione di contattare il Servizio vaccinale del proprio territorio.
Sono stati infatti i Servizi vaccinali dell’ASUR Marche ad avvisare direttamente le famiglie non in regola con gli obblighi previsti dalla nuova Legge, inviando una lettera contenente l’invito ad aderire alle vaccinazioni mancanti.
Sul fronte dell’edilizia scolastica, a seguito del sisma, troviamo 160 scuole danneggiate, 40 delle quali con lesioni gravi; sono 44 le nuove scuole finanziate (con accorpamento di 50 degli attuali edifici scolastici) più 6 adeguamenti sismici.
Ad oggi l’investimento totale finanziato per il piano di edilizia scolastica nelle Marche a seguito del sisma è di 188.650.000 euro.
Riguardo all’organico potenziato, che è un punto di criticità in quanto l’organico assegnato alle Marche è inferiore al fabbisogno evidenziato nella rete scolastica, la Buona Scuola prevede un incentivo ulteriore, maggiori opportunità di offerta formativa ma i docenti risultano per lo più impiegati sul frontale a causa della cronica carenza di personale, in tal modo vanificandosi, purtroppo, il valore aggiunto del potenziamento anche perché l’organico marchigiano risponde ai parametri del 2011.
Per i Comuni del cratere, a seguito degli interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dal sisma dell’Italia centrale, in queste ore si stanno individuando ulteriori posti di personale, sia docente che ATA, da destinare alle scuole interessate dal terremoto (sia perché danneggiate, sia perché frequentate da studenti che hanno subito le conseguenze del sisma) onde fronteggiare le esigenze aggiuntive e straordinarie rappresentate dagli Amministratori e dalle popolazioni locali.
La Regione Marche e l’Ufficio Scolastico Regionale per le Marche (USR), anche a seguito del confronto avviato sul tema con le organizzazioni sindacali del settore, stanno procedendo alla verifica delle esigenze espresse e alla conseguente assegnazione dei posti.
Purtroppo le richieste pervenute dai Comuni colpiti dal sisma sono maggiori delle risorse disponibili; in ogni modo si sta cercando di fare il possibile onde rispondere alle esigenze segnalate.
Nei diversi incontri la Regione Marche ha evidenziato le nuove prospettive aperte dalla riforma per il territorio circa la rete scolastica: le peculiarità delle aree interne, il mantenimento dei presidi, la necessità per la scuola di legarsi alle prospettive economico-produttive (alternanza scuola-lavoro, sistema duale).
Ovviamente per una reale offerta formativa scolastica l’organico va potenziato e non si può giocare al ribasso. Su questo l’assessorato regionale, che fa capo all’assessore Loretta Bravi, e l’Anci Marche, a partire dal Presidente Maurizio Mangialardi, sono impegnati fortemente.
A tutto ciò preme un’ultima e necessaria riflessione: nella regione marchigiana (al pari del contesto nazionale), ci sono molte piccole scuole che, se pur fondamentali nel contesto di una comunità, a causa del contesto orografico e morfologico del territorio, scontano una ridotta dimensione numerica degli studenti a seguito di un progressivo spopolamento delle aree “non urbane” e una difficoltà di accesso ai servizi essenziali.
Tuttavia nella vita dei Piccoli Comuni la Scuola (a partire da quella dell’infanzia) rappresenta un punto di forza particolare capace di coinvolgere profondamente la vita quotidiana delle famiglie e dell’intera comunità, tanto da costituire fattore di democrazia e valore sociale e culturale insostituibile.
Togliere la scuola in queste realtà comunali spesso equivale a condannarle definitivamente all’abbandono e alla marginalità, compromettendone irreparabilmente le capacità di sviluppo, costringendo le famiglie giovani a trovare altre soluzioni residenziali, che modificano radicalmente i loro progetti di vita.
Questi territori invece garantiscono un livello qualitativo di vita e un benessere ambientale molto più alto che nelle grandi metropoli.
Diventa, dunque, importante pensare a un paradigma diverso per queste diffuse realtà educative, che metta al centro la possibilità di realizzare ambienti di apprendimento qualitativamente adeguati allo sviluppo di obiettivi pedagogici e didattici inclusivi, superando l’attuale modello organizzativo parametrato sulle scuole dei grandi centri urbani.
Pertanto l’auspicio è che nell’agenda politica nazionale si discuta da subito anche sul ruolo della scuola in questi luoghi, per supportarla con una specifica normativa capace di tutelare e declinare nuove forme di flessibilità necessarie a garantirne l’efficacia e l’efficienza educativa, promuovendo nuovi processi formativi di qualità, insieme alla costruzione di una forte alleanza educativa fra scuola e territorio.
In fondo, come ben evidenzia il “Manifesto delle Scuole Piccole” presentato nei mesi scorsi da INDIRE a Favignana, nelle scuole piccole è più agevole lavorare in vista dell’unitarietà del sapere e della trasversalità, promuovere la serena convivenza democratica ed educare alla cittadinanza attiva, consapevole e responsabile.
Collaborazione, tolleranza, inclusione, apprendimento cooperativo possono costituire i punti di forza di queste scuole e quindi offrire delle opportunità uniche per andare verso la scuola del futuro, capace di garantire crescita qualitativa anche del livello educativo.
Sono certo che l’Anci, attraverso l’Agenda politica nazionale di Controesodo, saprà dare anche un contributo in tal senso.
*Sindaco di Cossignano
Coordinatore dei piccoli comuni Anci Marche